Buon Lavoro Ministro, ma....
Estratto della
lettera aperta del 23.2.2014 indirizzata al Ministro
Stefania Giannini
dal Presidente
ANFIS Riccardo
Scaglioni
Chiar.ma Prof. ssa
Giannini,
[...]
dalle Sue prime dichiarazioni
da Ministro alla stampa, comprendiamo che
Lei si
rende perfettamente conto della duplicità del Suo mandato, Scuola e
Università.
In
particolare, fra
tutti
gli ordini scolastici, quello della
scuola secondaria ci pare quello maggiormente in sofferenza.
L'educazione
preuniversitaria e la formazione superiore tecnica e professionale
sono,
infatti, fra gli snodi fondamentali per uno sviluppo diffuso,
inclusivo, capace
di promuovere benessere, occupazione, stabilità sociale ed economica.
E fra tutti i
fattori che
possono dare nuovo impulso, la formazione
degli insegnanti, il loro ruolo, le loro possibilità di sviluppo
professionale
sono gli
aspetti più critici e strategici su cui
intervenire.
Per svolgere
appieno la
propria insostituibile funzione sociale la Scuola non ha solo bisogno
di
strutture e procedure efficienti. Sono ben noti i problemi concernenti
l'edilizia scolastica, il
deficit
tecnologico di molte strutture, il
bisogno di maggiore rapidità ed efficacia dei processi decisionali e
delle
norme di funzionamento e – non
ultima – la necessità di adeguare i
contenuti e forse la durata dei
percorsi scolastici.
E' nostra
convinzione che
per funzionare "bene" la Scuola abbia soprattutto bisogno di insegnanti competenti, motivati
e capaci di orientare e di orientarsi
nell’arduo compito educativo e formativo. Per questo siamo
molto
preoccupati per la discriminazione degli attuali percorsi per la formazione iniziale degli insegnanti:
attivi e stabilmente funzionanti quelli per formare insegnanti della
scuola
primaria e dell'infanzia; in permanente stato di confusione, precarietà
ed
instabilità quelli per formare gli insegnanti di scuola secondaria (a
nostro
giudizio, i PAS –
Percorsi Abilitanti
Speciali – non sono una soluzione idonea dal punto di vista formativo).
[...] Riteniamo che il non
aver stabilizzato questo
imprescindibile
canale di formazione iniziale sia un atto di grave irresponsabilità
nelle
politiche di gestione della scuola.
Tuttavia, vorremmo
dire
di più.
Vi è una
distinzione,
secondo noi fondamentale e troppe volte sfuggita all'attenzione della
politica
scolastica, da esplicitare. Ci pare, infatti, assolutamente necessario distinguere fra le – giuste – decisioni da
assumere nella scuola in
materia di
lavoro e occupazione, da quelle da adottare come scelte politiche per
l'educazione e la formazione.
È vero che entrambi
i
campi agiscono, nella scuola, su fattori condivisi –
in particolare, sul personale docente –, tuttavia le due materie
rispondono a principi e criteri differenti.
Ci riferiamo, ad
esempio,
alle motivazioni che nel recente passato hanno ispirato molte scelte di
politica scolastica: dall’aumento degli studenti per classe, alla
riduzione
dell’orario scolastico; dal blocco del turnover
ex lege Fornero alle proposte ventilate circa l’aumento
dell’orario
“frontale” – e non, ci teniamo a precisare, “di
servizio” – dei docenti; per arrivare
, infine, alla
proposta di riduzione a
quattro anni della scuola secondaria di secondo grado. Tutte scelte
nate nel
sospetto di una comune convergenza verso la riduzione dei costi del
capitolo
“di spesa” acceso al personale della scuola. Non si tratta qui solo di
“risparmi”, bensì di pesanti effetti sulla qualità del servizio
educativo,
operati senza solide motivazioni educative e didattiche.
Troppo spesso si è
fatta
confusione di principi, di criteri e di scelte.
Ci teniamo a sottolineare che se è vero che il soggetto al
centro delle
politiche scolastiche è il cittadino, la persona
che cresce e deve essere formata, è altrettanto vero che lo snodo decisivo attraverso cui passa
l'efficacia educativa e formativa è l'insegnante. Se leggerà
la versione
digitale di questa corrispondenza La preghiamo di dedicare un minuto
alla
visione di questo video di
straordinaria efficacia
emotiva[1], non a caso
realizzato in occasione
della Giornata mondiale dell’insegnante
2013 dai colleghi nordeuropei, che lavorano in ben altre
condizioni
professionali e di contesto.
L’insegnante
rappresenta – a nostro parere – la più importante delle risorse di cui
la scuola dispone. La più
importante, certamente, e,
nello stesso
tempo, anche quella sulla quale gli investimenti degli ultimi anni sono
stati
fatti in modo più inefficace e inefficiente.
Servono, dunque, investimenti mirati e
capaci di generare
valore. Non solo più denaro, quanto
piuttosto più risorse e meglio utilizzate: meno sprechi, meno processi,
alla
prova dei fatti, inefficaci, più
investimenti nelle persone e nelle loro competenze.
Sembra non ci si
voglia
rendere conto che migliori
insegnanti formano migliori studenti, migliori
cittadini, migliori
professionisti. Sembra non ci si voglia rendere conto che se si vuole disporre di migliori insegnanti è
necessario investire
decisamente nella loro formazione iniziale e nel loro sviluppo
professionale:
una esigenza, quest’ultima, sancita da ormai numerosissimi atti
dell’Unione
Europea – si leggano gli ultimi rapporti Eurydice – e assolutamente
necessaria
per agganciare l’Italia ai migliori esempi di efficacia nelle politiche
educative in Europa. Sembra
non si
voglia capire che spendere per la scuola
non significa, se si ha cura poi di controllarne i risultati, spendere
"a
fondo perduto", ma piuttosto investire
in futuro, sviluppo e progresso sociale. E non deve
spaventare la
difficoltà di trovare “numeri” che diano conto in modo diretto del
valore
assoluto di questo tipo di investimenti.
La Finlandia
raggiunge i
risultati che sono sotto gli occhi di tutti nelle competenze dei suoi
studenti
(dati OCSE-Pisa) non per caso, da molti anni ha adottato scelte
precise: ha
fissato, nelle decisioni di governo in materia di politica scolastica e
del
lavoro, una priorità assoluta per
l’educazione. I “numeri” OCSE-Pisa ne sono solo una
conseguenza. Quel che
veramente ha cambiato il corso delle cose in Finlandia è stato il
coraggio
politico, la lucidità nello scegliere di dare chiare priorità, il non
temere di
“spendere” per avere di più, avendo ben chiara l’idea che in queste
materie non
di “spesa”, ma di “investimento” si tratta.
Le chiediamo di non
limitarsi, in materia di politiche per l’educazione e la formazione, al
confronto con i sindacati, ma di aprirsi al dialogo con le Associazioni
che
rappresentano la scuola. [...] In questa
prospettiva di
apertura al mondo associativo della scuola Le chiediamo di dare tempestiva attuazione, con gli opportuni atti,
all’art. 2 comma 3
del Decreto Ministeriale 10 febbraio 2004, che ha istituito il Forum nazionale delle Associazioni dei
docenti e dei dirigenti della scuola, riaprendo al
più presto la
possibilità, mai più offerta dopo il 2004, per le Associazioni di
insegnanti di
entrare a far parte di questo importante organismo, che diversamente
rischia di
rimanere un organo circoscritto e chiuso a pochi soggetti.
Formulando quindi
l’auspicio di poterla incontrare presto, Le rinnovo, a nome di tutti
gli
insegnanti associati all’ANFIS, il nostro migliore
augurio di Buon Lavoro e i nostri più
cordiali saluti.
Verona, 23 febbraio 2013
Riccardo Scaglioni
Presidente
ANFIS
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